La tDCS
La tDCS è una metodica di stimolazione cerebrale
non invasiva capace di indurre cambiamenti funzionali nella corteccia cerebrale
(Priori, 1998; 2003). La tDCS consiste essenzialmente nell’applicazione sullo
scalpo di elettrodi eroganti una corrente continua di bassa intensità (da
1 a 2 mA) in grado di influenzare le funzioni neuronali.In letteratura,
la tDCS viene somministrata per 10-20 min/sessione. La durata totale di un
trattamento può variare da 1 a 10 giorni, con sessioni quotidiane.
Le patologie su cui è stata utilizzataosono la m di Parkinson, Distonia s.
di Tourette, Stroke, Dolore cronico, Epilessia ed m. di Alzheimer
Come Funziona ?
L’aspetto principale è che cambiamenti nel firing
neuronale, accoppiati con la neuroplasticità sinaptica, contribuiscono
rispettivamente agli effetti intra- e post-stimolazione. 1) Il Firing
neuronale spontaneo: la tDCS non induce direttamente firing neuronale in
quanto la densità di corrente non è in grado di produrre potenziali d’azione
durante la stimolazione ,però vi sono evidenze empiriche che mostrano come
gradienti di tensione anche piccole di questa grandezza possono modificare
la frequenza del firing neuronale. Molti studi condotti su animali in vivo
hanno dimostrato che le correnti anodiche dirette incrementano il firing
neuronale spontaneo mentre le correnti catodiche lo riducono. Inoltre, hanno
evidenziato che i cambiamenti sono di lunga durata: 5/10 minuti di stimolazione
producono effetti nelle 5 ore successive. 2)Meccanismi
non-sinaptici: èstato dimostrato che la stimolazione anodica è in
grado di modificare il potenziale di membrana neuronale a riposo verso la
depolarizzazione, mentre la stimolazione catodica verso
l’iperpolarizzazione. L’effetto della tDCS sull’eccitabilità della
corteccia motoria può essere misurata attraverso i potenziali evocati motori
(PEM) registrati dai muscoli periferici. La tDCS anodica sulla corteccia
motoria (0.2–5 mA, 4 s–5 min) incrementa le dimensioni dei PEM. Allo stesso
modo, la tDCS sulla corteccia visiva produce cambiamenti nei potenziali evocati
visivi, nella sensibilità al contrasto e nella soglia di percezione del
movimento dipendente dalla polarità della stimolazione. 3)Meccanismi
sinaptici: la tDCS induce cambiamenti nella forza della trasmissione sinaptica.
La tDCS anodica può indurre long-term potentiation (LTP) attraverso l’aumento
dell’attività presinaptica accoppiata alla depolarizzazione postsinaptica;
mentre la tDCS catodica può indurre meccanismi di long-term depression (LTD)
mediante la riduzione ed un’iperpolarizzazione post-sinaptica.
Cosa pensate di questo metodo di cura per le
forme gravi di depressione?
Può avere delle controindicazioni?Potrebbe essere
efficace?Qualche dubbio?
Depressione, Una 'Pila' Per
Curare La Forma Più Grave
Milano, 18 mar. (Adnkronos Salute) - Hanno tentato
più volte il suicidio, sperimentato le cure più invasive, fino
all'elettroshock, senza alcun risultato. Oggi per le persone colpite da
gravi forme di depressione, resistenti ai farmaci, c'è un'altra
possibilità per provare a sconfiggere il mal di vivere: due elettrodi di
spugna collegati a una 'pila' che rilascia corrente continua a bassa
intensità ed è in grado di modulare l'attività cerebrale. Il dispositivo
è stato messo a punto, brevettato e realizzato da Newronika, spin-off
nato dalla collaborazione di due enti pubblici: l'università degli Studi
e la Fondazione Policlinico di Milano.
La società, con un investimento inferiore a 50 mila
euro, ha sviluppato la tecnologia necessaria per mettere in pratica la
metodica studiata dal docente di neurologia Alberto Priori, direttore del
Centro clinico per la neurostimolazione del Policlinico, culla del
progetto. La pila è stata sperimentata su 14 pazienti reclutati nella
clinica Villa Santa Chiara di Verona. E i risultati sono stati pubblicati
ieri sull'edizione online del 'Journal of Affective Disorders'. Dopo un
ciclo di due stimolazioni quotidiane per cinque giorni, tutti i pazienti
hanno mostrato evidenti miglioramenti, ancora presenti a diverse
settimane di distanza.
I risultati, spiegano i medici che hanno
partecipato al progetto, indicherebbero una nuova via per trattare
soprattutto quelle forme di depressione che resistono o non rispondono
bene ai farmaci. Forme che affliggono il 30% dei 5 milioni di
italiani alle prese con il mal di vivere. Circa 1,5 milioni di persone
potrebbero dunque beneficiare di questa novità. Di queste, circa 500 mila
hanno una forma di depressione totalmente resistente ai farmaci:
"Casi in cui si sono registrati almeno tre tentativi
consecutivi falliti di trattamento con molecole differenti", precisa
Carlo Altamura, direttore dell'Unità operativa di psichiatria del
Policlinico.
Il nome tecnico è 'Stimolazione transcranica con
correnti dirette' e, assicurano gli esperti, non ha nulla a che vedere
con l'elettroshock. Il trattamento dura pochi minuti e non ha effetti
collaterali se non, in alcuni casi, un lieve arrossamento della parte in
cui vengono piazzati gli elettrodi. E il leggero sapore metallico
che i pazienti avvertono in bocca quando vi si sottopongono. Niente di
più. Il trattamento determina modificazioni funzionali cerebrali che
persistono anche quando la corrente è stata interrotta. "I
miglioramenti sono poi evidenti anche a distanza di mesi",
assicura Priori, parlando del trattamento: una sorta di
"rivisitazione della pila di Galvani", in grado di "garantire un
campo elettrico costante e di modificare la carica delle membrane".
Alla fine del trattamento i pazienti - 13 donne e
un uomo, di cui 6 con un elettroshock alle spalle e 6 con uno o più
tentativi di suicidio all'attivo - sono stati sottoposti a diversi test,
spiega Priori, "che non hanno mostrato alcuna alterazione cognitiva
o di memoria, fenomeni tipici invece della terapia
elettroconvulsiva". Il trattamento non è invasivo, non richiede la
presenza di un anestesista, dura solo cinque giorni.
L'85% dei pazienti studiati, riferisce Mario
Giacopuzi della clinica Villa Santa Chiara di Verona, una casa di cura
privata convenzionata con il Ssn dove si trattano casi perlopiù gravi,
"presenta un miglioramento significativo. Quando Priori ce l'ha
proposto eravamo scettici. Dopo abbiamo dovuto ricrederci. E adesso
abbiamo già applicato il protocollo a 250 nuovi pazienti".
Il Policlinico, annuncia infine Altamura, aspetta
ulteriori dati che arriveranno da Verona su questa
tecnica per ora
sperimentale, e ha in programma di avviare una
sperimentazione.
L'obiettivo è saperne di più anche sulle forme di
depressione più
sensibili al trattamento e sulle differenze di
reazione dei pazienti, per perfezionare l'indicazione della terapia
È italiano il primo pacemaker intelligente per il
Parkinson
di Paolo Magliocco2 dicembre 2011
IN QUESTO ARTICOLO
Argomenti: Tecnologie | Alberto
Priori | Italia |Università degli studi di Milano
Bicocca | Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico
Una cura per il Parkinson non esiste. La strada più
promettente per fermare la degenerazione del tessuto cerebrale che è
all'origine della malattia sembra quella dell'uso di cellule
staminali , ma i problemi legati all'uso di queste cellule
sono tanti, compresa l'opposizione etica alla ricerca che fa uso
di embrioni. Però la malattia si diffonde sempre di più, complice
l'invecchiamento della popolazione, aggredendo le persone senza alcuna certezza
precisa sulle cause che possono scatenarla.
In compenso avanza per fortuna il fronte delle cure
per i suoi sintomi, cure che promettono di diventare sempre più efficaci. E
riuscire a contenere gli effetti quotidiani della malattia, a partire dai
classici tremori, è fondamentale per migliorare la qualità della vita dei ammalati.
L'ultima novità arriva direttamente dall'Italia, dal Policlinico di
Milano , dove il gruppo di lavoro guidato dal professor Alberto
Priori ha ideato uno stimolatore intelligente che sarà in grado di interagire
con il cervello del paziente e di adattarsi a quelle che sono le sue necessità
per ridurre, per esempio, i tremori del corpo esattamente nella misura
necessaria.
Bastano una serie di sottili elettrodi che da una
parte siano in contatto con i neuroni giusti e dall'altra con un
apparecchio in grado di registrare i segnali dell'attività cerebrale e
trasformarli nella risposta giusta. Il dispositivo è stato appena
brevettato in Europa e negli Stati Uniti. Prima della prossima estate potrebbe
cominciare la sperimentazione, per arrivare poi a una commercializzazione anche
su larga scala.
Si tratta di una sorta di pacemaker che, come i
dispositivi che si usano da molti anni per il cuore, manda un piccolissimo
segnale elettrico per stimolare nella maniera corretta le cellule
del nostro corpo. E infatti è stato battezzato Pacemaker Cerebrale
Adattativo. In questo caso il segnale viene mandato alle cellule cerebrali, e
in particolare ai neuroni motori. Apparecchi simili esistono già, anche se non
sono ancora molto diffusi.
La novità introdotta dal professor Priori è che
anziché inviare al cervello sempre lo stesso segnale, come avviene anche nei
pacemaker cardiaci, gli elettrodi impiantati in strutture cerebrali al di
sotto della corteccia sono in grado di misurare l'attività dei neuroni e
quindi di capire come il paziente sta davvero in quel momento e modulare la
cura momento per momento. È un po' come poter dosare un farmaco minuto per
minuto, insomma. «Siamo riusciti a individuare quali siano i segnali emessi dai
neuroni importanti, come fare a codificarli e poi come usarli per regolare il
funzionamento dello strumento». Il pacemaker, infatti, riuscirà non solo
a decidere se stare acceso o spento, se emettere uno stimolo verso i
neuroni o no, ma anche a modulare nel modo migliore questo stimolo. Così potranno
essere controllati i tremori, gli spasmi, le rigidità e tutto gli altri sintomi
del Parkinson, fino a migliorare lo stato psicologico stesso delle persone
ammalate. Non solo, per i pazienti che già utilizzano un sistema di
stimolazione di questo tipo non ci sarà bisogno di sostituire gli elettrodi
impiantati. E il sistema sarà utilizzabile, potenzialmente, per tutte le
persone che soffrano di Parkinson.
Priori lavora ormai da molti anni sulla possibilità
di influenzare lo stato delle cellule cerebrali attraverso l'applicazione di
stimoli elettrici o campi magnetici. Al suo attivo ha anche sperimentazioni
dedicate alla cura depressione profonda attraverso l'uso di una stimolazione
magnetica transcranica realizzata semplicemente appoggiando dei magneti alla
testa delle persone. Il suo team è nato nel 1985 al Policlinico e nel 2008 ha
dato vita a uno spin-off battezzato Newronika, realizzato con la
partecipazione congiunta della Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore
Policlinico e dell'Università degli Studi di Milano.
RINCIPI GENERALI DI NEUROSTIMOLAZIONE A. Priori1,2,
L. Rossi1, M. Rosa1, S. Marceglia1
1Centro per le Neurotecnologie e la
Neurostimolazione, Fondazione IRCCS Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena
2Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università
di Milano
La fisiopatologia di sintomi e segni delle malattie
neurologiche e psichiatriche spesso implica la disfunzione (iperattivazione o
ipoattivazione) di strutture specifiche, corticali o sottocorticali, del
sistema nervoso centrale. La neurostimolazione terapeutica mira a trattare i
sintomi e i segni delle malattie neurologiche ristabilendo una normale funzione
delle strutture con attività anormale. Sebbene alcune metodiche di stimolazione
del sistema nervoso centrale siano note da più di 200 anni e siano state
impiegate dai clinici in era prefarmacologica, negli ultimi anni l’imaging
funzionale del sistema nervoso centrale ha consentito di individuare con
crescente definizione la topografia disfunzionale del sistema nervoso centrale
nelle diverse patologie fornendo quindi un numero di “bersagli” possibili per
tentare di interferire con le manifestazioni cliniche attraverso la
neurostimolazione focale in diverse condizioni neurologiche (malattia di
Parkinson, dolore, distonia, tremore, spasticità, sindrome di Tourette,
epilessia) e psichiatriche (depressione, disturbo ossessivo compulsivo).
Le metodiche di neuro stimolazione del sistema
nervoso centrale impiegate a fini terapeutici si dividono
in invasive e non invasive, facendo riferimento alla necessità o
meno di un intervento chirurgico o di un impianto per l’applicazione della
metodica stessa. Fra le prime vi sono la stimolazione cerebrale profonda (deep
brain stimulation o DBS), la stimolazione corticale epidurale (epidural motor
cortical stimulation o EMCS), la stimolazione spinale (epidural spinal cord
stimulation o ESCS) e la stimolazione vagale (vagus nerve stimulation o VNS).
Le metodiche non invasive includono: a) la terapia elettroconvulsiva
(electroconvulsive therapy o ECT), b) la stimolazione magnetica ripetitiva
(repetitive trancranial magnetic stimulation o rTMS), c) la ionoforesi
cerebrale o stimolazione transcranica con correnti dirette (transcranial direct
current stimulation o tDCS) e d) la stimolazione spinale transcutanea con
correnti dirette (stDCS). Per quest’ultima non vi sono ancora dati in pazienti,
ma gli studi fisiologici risultano promettenti in tal senso.
Gli effetti terapeutici delle varie metodiche sopra
descritte si possono ascrivere a due diversi tipi di meccanismi: da una parte
alcune tecniche producono il loro effetto durante l’erogazione della
stimolazione (DBS, EMCS, ESCS, VNS) che quindi deve essere condotta cronicamente,
dall’altra vi sono invece le metodiche che esplicano il loro effetto attraverso
modificazioni funzionali postume indotte (ECT, rTMS, tDCS, stDCS) e
possono essere praticate ciclicamente.
Il principio generale alla base delle tecniche di
neuro stimolazione consiste nella induzione di una variazione del campo
elettrico, e quindi una differenza di potenziale, intorno alla zona bersaglio.
Poiché la natura del sistema nervoso è essenzialmente elettrochimica,
questa variazione di campo elettrico induce variazioni di comportamento
sia della membrana cellulare sia del fluido intra- e extra-cellulare. È,
quindi, possibile distinguere le tecniche di neurostimolazione a seconda del
principio fisicoimpiegato: campo elettrico variabile (DBS, EMCS, VNS,
ECT), campo elettrico continuo (tDCS e stDCS), campo magnetico
variabile (rTMS).
I principi biofisici e fisiologici alla base delle
tecniche di neuro stimolazione terapeutica con campo elettrico variabile
sono quelli meglio studiati. Il campo elettrico viene applicato attraverso un
flusso di cariche nel circuito formato da un anodo (polo positivo), dal tessuto
bersaglio della applicazione e da un catodo (polo negativo). In
questo modo, vengono indotte differenze di potenziale a cavallo delle
membrane cellulari che tendono a depolarizzare (e quindi facilitare) o
iperpolarizzare (e quindi inibire), portando ad una variazione nella capacità
di generare potenziali d’azione. Ad esempio, in un modello semplificato di
conduzione nervosa quale il nervo periferico,si può osservare che il flusso di
cariche indotto depolarizza la membrana, inducendo a sua volta un potenziale
d’azione antidromico e ortodromico. Di conseguenza, sarà possibile osservare
sia effetti focali sia effetti a distanza indotti dalla stimolazione. Gli effetti
della stimolazione sono poi in relazione ai diversi parametri di stimolazione,
quali l’ intensità della stimolazione (in termini sia di tensione che di
corrente), la frequenza di stimolazione, la carica totale iniettata, la
durata dello stimolo e la morfologia dello stimolo. Per esempio, relativamente
agli effetti a distanza, è noto che la modificazione dei parametri della DBS
subtalamica in pazienti con malattia di Parkinson induce modificazioni
funzionali nelle aree motorie della corteccia cerebrale. In generale, è
possibile individuare almeno quattro modalità di erogazione della stimolazione
elettrica: monofasica/bifasica; anodica/catodica; controllata in
corrente/controllata in tensione; monopolare/bipolare. La scelta della
tipologia di stimolazione è rilevante per comprendere il meccanismo d’azione
della stimolazione stessa.In generale, le metodiche non invasive basate su
campi elettrici variabili prevedono modelli basati su flussi di corrente
prevalenti attraverso i tegumenti e le soluzioni di continuità del cranio
(fessura orbitaria, meato acustico esterno, grande forame occipitale), mentre
quelle invasive sono basate sul posizionamento di elettrodi direttamente nella
struttura bersaglio che si intende stimolare. Le metodiche di neuro
stimolazione che impiegano un campo elettrico continuo si basano
sugli effetti prodotti dall’applicazione per secondi o minuti di campi
elettrici costanti erogati da un generatore di corrente continua. A differenza
delle metodiche che impiegano campi elettrici variabili, quelle basate su
campi elettrici costanti non inducono la generazione di un
potenziale d’azione, ma modulano (facilitando o inibendo) l’attività
spontanea preesistente dei neuroni. Tale modulazione avviene attraverso
meccanismi ancora non chiari ma, presumibilmente, dipendenti da diverse
variabili dello stimolo stesso (intensità, durata, intervallo dalla fine della
stimolazione stessa, geometria del campo elettrico). In linea di principio
tali effetti sono ascrivibili ad un meccanismo elettroforetico che, probabilmente, coinvolge
inizialmente gli ioni e poi molecole polari di crescente massa, come le
proteine dei canali ionici, neurotrasmettitori, molecole implicate
nella cascata dei secondi messaggeri. Infatti, è ben noto che queste metodiche
producono effetti persistenti nel tempo anche dopo il termine della
stimolazione stessa. Per esempio, dati di spettroscopia a risonanza magnetica
nucleare indicano che la tDCS produce un notevole incremento del mioinositolo
cerebrale al di sotto dell’elettrodo di stimolazione. Tali complesse
modificazioni a loro volta possono indurre prolungate modificazioni funzionali
sinaptiche (long term depression o LTD, long term potentiation o LTP) che
sarebbero, in ultima analisi, poi più intimamente correlate all’effetto terapeutico.
Le metodiche basate sullo stimolo
magnetico si basano sul principio di induzione di Faraday secondo il quale
un campo magnetico variabile induce in una spira una differenza di
potenziale in funzione della rapidità di variazione del campo magnetico stesso
all’interno della bobina di stimolazione. Tale differenza di potenziale induce,
all’interno del tessuto nervoso,la generazione
neurofisiologia e neurostimolazione a scopo
terapeutico
di un potenziale d’azione che può avere una
diffusione ortodromica o antidromica. Gli effetti della stimolazione magnetica
ripetitiva dipendono da diversi parametri quali l’orientamento del campo
magnetico applicato, l’intensità (soprasoglia, sottosoglia), morfologia
(rise-time, monofasico, bifasico), pattern di frequenza del campo applicato
(frequenza regolare o theta burst) e frequenza (<1Hz o >1Hz) dello
stimolo stesso. La stimolazione magnetica ripetitiva si basa sull’applicazione
di treni prolungati di stimoli magnetici. Gli studi fisiologici sino ad ora effettuati
suggeriscono che l’applicazione ripetitiva è in grado di indurre modulazioni
neurochimiche e modificazioni funzionali sinaptiche prolungate (LTP ed LTD).
È, infine, da notare come gli effetti della
applicazione delle diverse tipologie di stimolazione siano
anche differenti nei maschi e nelle femmine, essendo ormai evidenti le
specificità di genere ad ogni livello del sistema nervoso centrale. È, infatti,
possibile osservare che l’applicazione di stimolazioni con parametri simili
possa indurre risposte diverse negli uomini e nelle donne.
In conclusione, le metodiche di neurostimolazione
possono essere di diversa natura e sono in grado di normalizzare alcune
disfunzioni del sistema nervoso legate alla manifestazione di diverse malattie
sia neurologiche sia neuropsichiatriche. Gli effetti di tali metodiche sul
sistema nervoso sono legati alle modalità di somministrazione degli
stimoli, elettrici o magnetici, e la scelta della metodica di
neurostimolazione ottimale è funzione, non solo del tipo di patologia, ma anche
della necessità del singolo paziente che potrebbe portare a privilegiare alcune
modalità rispetto ad altre.
BIBLIOGRAFIA
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weak transcranial direct current stimulation”. J Physiol 2000; 527.3:
633-9
Sistema
programmabile per la stimolazione a corrente continua (tDCS)
La stimolazione transcranica con correnti dirette
(o transcranial Direct Current Stimulation, tDCS) è una tecnica di stimolazione
cerebrale non invasiva che consiste nell’applicazione sullo scalpo di elettrodi
eroganti una corrente continua di bassa intensità non percepibile dal soggetto
stimolato. Poiché tale metodica è in grado di indurre modificazioni
dell’eccitabilità cerebrale che persistono a lungo dopo la sua applicazione
essa trova possibile impiego in tutte le condizioni patologiche caratterizzate
da una alterazione focale dell’eccitabilità cerebrale.
Negli ultimi anni tale
metodica è stata ampiamente utilizzata nello studio dei processi cognitivi e
comportamentali, sia nei soggetti sani che nei pazienti affetti da malattie
degenerative o psichiatriche. Infatti, la semplicità di tale tecnica, l’assenza
di effetti collaterali e la persistenza degli effetti indotti la rendono un’
interessante prospettiva per il trattamento di diverse patologie neurologiche e
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