CG, nato il 6/10/1941
La
vicenda della mia famiglia è iniziata il 18 febbraio 1998: è una data che è
rimasta impressa nella mia memoria perché ha determinato un cambiamento
radicale nella mia vita e mi ha catapultato in un mondo temuto e che mi ha
sempre spaventato, quello della malattia mentale. Mio padre aveva avuto solo alcuni
leggeri episodi di depressione, che si erano sempre risolti facilmente. Era un
pensionato giovane, sia anagraficamente che fisicamente: spesso, nonostante l’età,
affrontava passeggiate impegnative in bicicletta insieme a persone molto più
giovani, ma partecipava, quasi quotidianamente, anche a partite a bocce insieme
ai compagni di gioventù ritrovati grazie al tempo libero che lo stato di
pensionato gli offriva. Erano parecchi anni che ormai conduceva una vita
tranquilla e serena e purtroppo l’arrivo di questa malattia ha decisamente
sconvolto l’esistenza della nostra famiglia. Io, mia sorella e mia madre, abbiamo cominciato a contattare diversi medici e strutture,
non solo della città. Le cure sono state tante e affrontate sempre con grande
speranza, ma solo alcune hanno portato a una ripresa leggera e purtroppo
passeggera. Le ricadute sono diventate sempre più pesanti e difficili da
affrontare, soprattutto a casa dove è stato sempre più faticoso, sia
fisicamente che mentalmente, affrontare le crisi in solitudine, senza il
supporto di personale qualificato che la situazione avrebbe richiesto. Alla
fine è arrivata la sentenza dei medici che ha escluso la possibilità di una ripresa
e, dopo svariati anni di dolorosa difficoltà, abbiamo dovuto scegliere di
ricoverare mio padre in una Residenza Sanitaria Assistita. Anche dopo il
ricovero, vedevamo la situazione
peggiorare sempre di più, ma avendo provato oramai di tutto non sapevamo come
aiutare mio padre a stare un po’ meglio. Per puro caso mia sorella ha
conosciuto il dottor Fàzzari e, abbiamo provato a chiedere un suo consulto
medico. Solo in quella occasione, vista la pessima reazione ai farmaci che il
fisico di mio padre ha sempre manifestato, ci è stata ventilata la possibilità
di sottoporre mio padre ad una Terapia Elettro Convulsivante: mai, nessun altro
medico, ci aveva parlato di questa possibilità, neanche quando tutte le cure
proposte avevano fallito. Ci siamo avvicinate a questa nuova cura con speranza,
ma anche con dubbi e timori perché non ci spiegavamo il perché nessuno ci
avesse mai informato dell’esistenza di questa possibilità. La serenità con cui
i medici hanno affrontato con mio padre la terapia ci hanno subito rinfrancate
e al termine del primo ciclo della terapia abbiamo cominciato a notare i primi
timidi cambiamenti. Mio padre, da depresso catatonico, stava cominciando a
diventare più attivo. Con una terapia adeguata è stato nuovamente stimolato e
per la prima volta da mesi siamo riuscite a portarlo a casa per i fine
settimana. Siamo riuscite persino ad andare, dopo parecchi anni, in vacanza al
mare e a passare un’estate serena. Purtroppo, essendo trascorsi troppi anni
dall’inizio della malattia, i medici ci hanno fin da subito fatto presente che
la ripresa può essere solo parziale, perché le troppe cure “sbagliate” cui mio
padre era stato sottoposto nel passato hanno provocato danni non recuperabili.
Spesso ci domandiamo il perché non ci sia stata offerta, attraverso una
corretta informazione, l’opportunità di scegliere come poter curare mio padre:
la malattia avrebbe potuto forse avere un esito diverso e tutti noi avremmo
potuto risparmiarci anni di sofferenza e dolore.
P. C.
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